Le origini di ATIVA e il suo forte radicamento sul territorio la portano naturalmente, in qualità di concessionaria autostradale, a confrontarsi con una pluralità di soggetti e a interrogarsi su quali risposte essa è in grado di dare alle richieste che provengono dai propri interlocutori e portatori di interesse, sia interni che esterni e in quali modi essa può corrispondere alle esigenze che emergono dalla realtà in cui si trova ad operare. Non è la prima volta, dunque, che ATIVA analizza e misura i contenuti e gli obiettivi della propria attività in termini di responsabilità sociale, ambientale ed economica. La presente edizione del “Bilancio di sostenibilità” si inserisce in una tradizione inaugurata agli albori di questo secolo con la pubblicazione del volume dal titolo “Il Sistema ATIVA”. Per la verità, quel primo approccio a tematiche non strettamente finanziarie della propria attività aziendale, era orientato quasi esclusivamente all’analisi delle implicazioni di carattere sociale. L’attenzione era rivolta soprattutto nei confronti degli utenti del servizio autostradale, con specifico riferimento all’area metropolitana torinese e alla clamorosa espansione dei volumi di traffico verificatasi a partire dal 1990, dopo la pausa di riflessione causata dalla crisi energetica degli anni’70; come del resto suggeriva lo stesso sottotitolo dell’edizione, “Prospettive di sviluppo e risvolti sociali dell’autostrada tangenziale torinese”. Anche la pubblicazione, avvenuta nel 2007, di un vero e proprio “Bilancio sociale”, riferito all’attività svolta dalla concessionaria torinese nel periodo 2000-2006, non si discostava sostanzialmente da quella impostazione e da quei temi, anche se ne precisava e ne approfondiva la portata includendovi anche la spesa dedicata alla tutela degli aspetti ambientali e delle emergenze storico–culturali presenti sul territorio: temi ai quali ATIVA aveva dato un particolare rilievo nell’ambito della costruzione della diramazione autostradale di Pinerolo, conclusa alla vigilia della celebrazione delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Da quella impostazione si è invece in parte discostata, fin dalla scelta del titolo, la successiva elaborazione del “Bilancio di sostenibilità ATIVA 2007-2012”, pubblicato nel 2013. In realtà la differenza (come già si è osservato in quella occasione) non è molta, perché il concetto di sostenibilità implica comunque quello di responsabilità sociale: concetto che – per usare una delle definizioni più accreditate – corrisponde alla capacità “di soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la possibilità di quelle future di soddisfare i propri bisogni”.
Tuttavia l’orizzonte della “sostenibilità” è oggi più ampio rispetto a quello della sfera sociale, perché include anche le sfere della responsabilità ambientale, della responsabilità economica e della responsabilità relativa alla sicurezza. La componente ambientale si riferisce, in generale, alla capacità di assicurare la massima possibile longevità ai grandi sistemi di supporto alla vita umana, quale il sistema agricolo, forestale, idrogeologico, senza destabilizzare l’equilibrio delle risorse naturali in cui si articolano e si sviluppano. Questa definizione, per quanto più da vicino ci interessa, comprende anche il sistema delle comunicazioni e dei trasporti, di cui quello stradale e autostradale costituisce un sottoinsieme di fondamentale importanza. L’aspetto della sostenibilità, quello economico, si riferisce alla capacità del sistema produttivo di operare nel tempo senza distruggere il capitale sul quale è fondato.